Non
inviare agli editore la prima bozza del tuo romanzo.
Insomma,
non inviare le prime stesure del tuo testo. Se sei uno scrittore alle prime
armi non sei ancora in grado di valutare con obiettività il tuo scritto. Se
crederai che il tuo romanzo sia finito dopo averlo riscritto una o due volte e
ti capiterà di leggerlo e di trovarlo fantastico, restando allibito della tua
bravura e capacità di esprimerti, dovresti sapere che è solo la tua vanità che
sta parlando.
Scrivere
è un mestiere faticoso. Per completare un romanzo ci vuole un’estrema cura,
dedizione e accanimento. La prima bozza è solo l’inizio della fatica. Tutti gli
scrittori professionisti hanno bisogno di molte stesure (chi di più, che di
meno: ma sempre tante) per riuscire a rendere pubblicabili i loro testi.
A
lavoro finito il tuo romanzo dovrà riuscire a far capire al lettore - in modo
impeccabile - la storia che volevi raccontare, senza che lui debba mai fermarsi
per rileggere una frase scritta male, accorgersi di un refuso, riflettere su un
concetto espresso con imprecisione, consultare il dizionario per capire una
parola astrusa, corrugare la fronte di fronte a una banalità o un cliché, rendersi
conto di una incongruenze nella trama, imbattersi in una orribile metafora, o
peggio, chiudere il libro, annoiato da uno stile scialbo o terrorizzato dalla
tua incompetenza come scrittore.
Se sei
uno scrittore in erba, dopo averlo sistemato più e più volte fino a riterrai
soddisfatto del tuo romanzo, dovrai chiudere il file e non aprirlo più per un
bel po’ di tempo. Quanto? Io ho bisogno di almeno un mese perché quello che ho
scritto diventi un po’ estraneo a me. Altri scrittori parlando addirittura di
tre mesi, altri ancora di almeno una settimana. Comunque sia, più tempo passa,
meglio è. L’obiettivo è quello di rileggere il testo avendolo dimenticato un
po’. Per poterlo leggere con il distacco necessario a capire i pregi e difetti,
come farà il lettore, che non conosce niente della storia che hai scritto e
ogni cosa per lui sarà una novità.
Quando
scrivi una storia succede come quando ascolti una barzelletta: la prima volta
ti fa ridere, la seconda ti fa sorridere, la terza non la ascolti più. La
racconti agli altri sperando cche faccia ridere gli altri. Chi la conosce già
non ride più (o ride perché ricorda che la prima volta l’aveva fatto ridere).
Passat molto tempo, se ti raccontano un’altra volta la barzelletta, se tu la
ricordi non ti farà ridere, ma se te la sei dimenticato allora riderai come la
prima volta.
Questo
per dire che il tuo testo lo conosci così bene che è impossibile capire le
sensazioni che trasferisce al lettore ignaro. Ho letto un mio testo scritto
dieci anni prima e sebbene mi ricordassi
la trama, era veramente come leggerlo per la prima volta, perché non ricordavo
più le parole e la struttura che avevo usato per scriverlo. E’ stato come
riascoltare la barzelletta dimenticata: sai di conoscerla ma non te la ricordi.
Lasciare il libro in ammollo per un
periodo ha questo obiettivo: dimenticare le parole che hai usato per raccontare
la storia, in modo che rileggendole potrai creare un distacco tra te e il mondo
in cui eri assorto quando l’hai creato. È una sorta di riscoperta.
Se sei
uno scrittore in erba, appena scritto il tuo stupendo libro non vedrai l’ora di
inviarlo agli editori. Non ce la fai ad aspettare.
E
invece dovrai farlo. Se non lo fai, la risposta dell’editore sarà il silenzio.
Perché loro hanno così tanto da fare e ricevono così tanti manoscritti da
valutare che la maggior parte non perde più tempo a mandarti un rifiuto.
Se sei
uno scrittore in erba, finita la prima bozza del tuo romanzo ricordati che
dovrai riscriverlo molte volte, dopodiché dovrai lasciarlo “lievitare” per un
periodo abbastanza lungo (che scommetto sarà più breve di quanto dovrebbe: sono
già stata una scrittrice in erba anch’io e conosco quel formicolio che ci impedisce di pazientare), per poi riscriverlo e correggerlo
molte altre volte.
Ti
consiglio di farlo leggere prima di inviarlo agli editori. Ricordati però che
gli amici non sono mai distaccati, e nemmeno i parenti. Ti consiglio di trovare
sui social un altro scrittore che ti dia almeno il suo punto di vista personale, spassionato e imparziale.